COMUNICATO ACAD PER ARAFET ARAFAQUI

Accade ancora e continuerà ad accadere sino a quando non si legifererà seriamente sul reato di tortura.
Le parole di Lucia Uva  risuonano per l'ennesima volta nel ricordare la pericolosità durante i semplici fermi , soprattutto di questi tempi , quando non si ha una legge che tuteli l'individuo.
"Questo è il metodo delle forze dell'ordine. Con l'appoggio di Salvini, ora, hanno la licenza di uccidere". Lucia Uva, sorella di Giuseppe, morto dopo essere stato portato in caserma a Varese nel 2008, ha commentato così con l'ANSA il caso del tunisino deceduto l'altro ieri ad Empoli. La donna, precisando di non "avercela con le forze dell'ordine" ma con chi "abusa della divisa che indossa a scapito dei più deboli", ha aggiunto che "siamo in un tritacarne", riferendosi a tutti i parenti delle vittime di casi analoghi.
Pubblichiamo comunicato di ACAD per Arafet esprimendo ancora una volta solidarietà a chi in queste ore sta cercando di far luce anche su questa vicenda.

COMUNICATO DI ACAD ONLUS PER ARAFET ARAFAOUI
Arafet Arfaoui, ragazzo di 31 anni, è morto giovedì 17 gennaio in un Money Transfer durante un fermo di polizia, due poliziotti nella prima volante, tre nella punto nera sopraggiunta successivamente.
Un altro morto nelle mani delle forze dell'ordine. Un altro calvario.
Un altro interrogatorio ai familiari senza dire alla moglie del decesso, ma con un cadavere steso già a terra a pochi chilometri di distanza.
In un clima di odio dove se sei tunisino, ex facchino disoccupato con qualche precedente, per alcuni sembra valere la pena di morte per 20 euro.
Nessuna brioche e cappuccino per Arafet, ma una corda ai piedi e momenti terribili prima della morte.
Voleva mandare dei soldi alla famiglia in Tunisia, era un buono e un generoso Arafet, ma qualcuno ha deciso che la sua vita valesse 20 euro ritenute false.
Era legatissimo alla moglie, NON erano separati.
Stava passando un periodo di difficoltà, ma NON era un tossicodipendente, NON era mai stato in comunità.

ACAD-Onlus (Associazione Contro gli Abusi in Divisa) si sta occupando fin dalle prime ore di fare chiarezza sulla vicenda e di assistere la famiglia di Arafet con un proprio avvocato nominato dalla moglie, Avv. Giovanni Conticelli, rispettandone l’espressa volontà di conservare, nei ristretti confini famigliari, il dolore che li ha colpiti.
Allarghiamo quindi a tutti questa loro comprensibile richiesta, invitando giornalisti e non, a rispettare tale decisione della famiglia che non vuole rilasciare nessun tipo di dichiarazione.
Anche se le prime ricostruzioni ufficiali, come da prassi, tendono a liquidare frettolosamente il "decesso per arresto cardiaco" prima ancora che le stesse indagini abbiano potuto chiarirne le vere cause, molti dettagli inquietanti stanno emergendo in questi giorni secondo le nostre ricostruzioni.
L'autopsia avverrà domani.
Abbiamo provveduto alla nomina del consulente di parte, un medico legale che ha richiesto la TAC e che parteciperà per la famiglia agli esami sul corpo di Arafet.

Ce la stiamo mettendo tutta per raccogliere gli elementi necessari per fare luce su quanto realmente accaduto.
Ci sono molti testimoni, 5 telecamere interne, 4 all'esterno e una famiglia che vuole verità e giustizia. Noi siamo con loro, per Arafet e per tutti gli altri.

Acad-Onlus

Commenti

Post popolari in questo blog

LA NOSTRA RISPOSTA A MATTEO SALVINI

CONSULTORI ARGOMENTO ELETTORALE?

PADERNO RISULTATI ELETTORALI SCONTATI