I NUOVI GIOVANI SCHIAVI

Chi non ha mai visto giovani sfrecciare velocemente con una bici,una moto per consegnare del cibo a domicilio?
Sono i fattorini  detti anche riders,un lavoro che tanti giovani fanno pur di arrontondare , pur di pagarsi gli studi e qualche sfizio.
Un lavoro sottopagato,senza tutele, nè diritti, a volte senza assicurazioni, non c'è tempo buono o brutto che tenga, piu' pizze o cibo si consegna e piu' si guadagna ma si rischia la vita. 
Accade spesso che qualcuno si faccia male seriamente e qualcuno come due giorni fa perda la vita.Una giovane vita stroncata a soli 19 anni mentre consegnava una pizza a Bari e cosi' torna alla ribalta, ma solo per un attimo, lo sfruttamento a cui sono sottoposti i nostri giovani. Già tutti pronti a soffermarci un momento per poi ripartire il giorno dopo allo stesso identico modo, grazie alla stagnante situazione del precariato giovanile di cui ci si approfitta, i "nuovi schiavi"si apprestano a continuare per sopravvivere, correndo sugli scooter.
Maggiori tutele e soprattutto meno cottimo potrebbero migliorare le attuali condizioni a cui sono costretti questi giovani lavoratori, soprattutto meno rischi con coperture assicurative decenti.
 Esiste un vocabolo che si chiama cambiamento , non si puo' continuare a vivere di precariato e soprattutto morire di lavoro.

Pubblichiamo il decalogo dei riders pubblicato oggi sul loro sito

Una premessa di classe, una sintesi necessaria.
Dopo oltre due anni di mobilitazioni, manifestazioni, assemblee, iniziative, presidi, scioperi, tavoli sentiamo il dovere di mettere un punto fermo sulla questione della gig economy e del lavoro che viene diretto tramite piattaforma di intermediazione informatica.
Per farlo seguiamo la nostra prospettiva di lavoratori, quali siamo, sulla base della pratica quotidiana e della sperimentazione sociale che viviamo.
Da un punto di vista politico, sembra fin troppo semplice e lineare il discorso di rivendicazione sindacale espresso e sostenuto da noi fino a questo momento: a “nuovi” lavori, o meglio, a vecchi lavori organizzati in modo diverso, devono corrispondere nuovi diritti, che sono quelli di sempre; i principi fondamentali e inalienabili dei lavoratori vanno riconosciuti a tutte e a tutti, a scapito di lobby di interesse e di avide plusvalenze datoriali.
Ma c'è ancora chi nonostante tutto prova a fare finta di niente e fa orecchie da mercante...
Quindi, sotto l'egida del caporalato digitale noi braccianti metropolitani non ci arrendiamo, ma al contrario intendiamo ribellarci per emanciparci da soli, lavoratori neo digitalizzati e impoveriti continueremo ad organizzarci con le altre categorie di sfruttati, generalizzando la protesta, perché “vogliamo i nostri diritti, vogliamo quello che ci spetta!”.
Per questo motivo ci è sembrato un gesto dovuto e un esercizio utile per la collettività, partire quanto maturato nella riflessione sulle nostre condizioni di vita e sulla scorta dell’esperienza animata dalla lotta di questi anni, per provare ad operare una valida sintesi politica che potesse rappresentare un riferimento preciso, che suonasse come una dichiarazione programmatica.
Un documento che finalmente facesse chiarezza su cosa vogliamo noi come fattorini e cosa deve essere per noi e a noi riconosciuto, al di là delle sentenze dei tribunali e dalle mezze promesse di aziende, governi e amministrazioni comunali o regionali più o meno compiacenti.
Abbiamo stilato dunque, come summa popolare, compilata di nostro pugno, a difesa di tutti i lavoratori del delivery, l'elenco in dieci punti dei nostri inderogabili diritti sotto forma di decalogo.
Deliverance Milano





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